Piano Nazionale Diabete: un nuovo modello di assistenza per il paziente diabetico?
Sul finire dell’anno 2014 anche la Regione Lombardia, come già molte altre Regioni italiane, ha recepito il Piano Nazionale sul diabete mellito elaborato dal Ministero della Sanità, piano che affronta tutti gli aspetti della malattia diabetica, dalla prevenzione alla diagnosi precoce, alla cura della malattia, alla prevenzione e cura delle complicanze, riconoscendo la notevole importanza della collaborazione del diabetologo con gli altri specialisti presenti in ospedale, in particolare il cardiologo, il nefrologo, l’oculista e il neurologo. Il Piano rimarca poi la grande importanza che l’educazione sanitaria ha nel programma terapeutico di ogni paziente. Dal punto di vista organizzativo e assistenziale il Piano riprende e conferma quanto già presente nei Centri Antidiabetici Ospedalieri, vale a dire la presenza di Specialisti Diabetologi dedicati, la presenza di Infermiere specializzate dedicate, di Dietiste, nonché l’apertura in tutti i giorni della settimana. Inoltre il Piano segnala le numerose aree operative sulle quali i Centri abitualmente lavorano e stimola gli stessi ad un costante monitoraggio e miglioramento delle loro attività.
Le aree che il documento ministeriale richiama sono le seguenti: - stili di vita e diagnosi precoce - controllo dei fattori di rischio cardiovascolare - gestione delle complicanze cardiovascolari - educazione terapeutica - terapia farmacologica - piede diabetico - patologia del cavo orale - diabete e gravidanza - diabete in età evolutiva - passaggio dalla diabetologia pediatrica a quella dell’ adulto - gestione della persona con diabete ricoverata per altra patologia - uso appropriato delle tecnologie - associazioni di persone con diabete - epidemiologia e registrazione dati
Dove dunque la novità del piano? La novità consiste nel fatto che il piano ministeriale prevede che il Medico di Base (Medico di Medicina Generale) assuma nell’assistenza al paziente diabetico un ruolo assai più grande di quello avuto sinora e che venga potenziata la collaborazione tra Medico di Medicina Generale e Specialista Ospedaliero, sino alla stesura congiunta e condivisa del piano terapeutico assistenziale di ogni singolo diabetico. La linea guida fondamentale di questa nuova assistenza può essere così sintetizzata: 1) i diabetici di tipo 2 relativamente ben compensati e senza gravi complicanze saranno inquadrati dal Team Ospedaliero e poi affidati al Medico di Medicina Generale e saranno rivisti dal Team ad intervalli ampi. 2) I diabetici di tipo 1 o i diabetici di tipo 2 con gravi complicanze e/o gravi squilibri saranno invece gestiti principalmente dal Team. Quale vantaggio avrebbe questa modalità operativa? Innanzi tutto di far sì che lo Specialista e il Medico di Medicina Generale diano vita ad una intensa relazione tra loro, fatta di notizie cliniche, di dialogo, di formazione e di approfondimento. In secondo luogo, si mira ad ottenere che la “pressione” di richieste di visite dei diabetici sul centro si riduca, permettendo così al centro di avere minori tempi di attesa per le visite e di poter dedicare maggior tempo ai malati complessi. Inoltre i Centri devono maggiormente dedicarsi all’ educazione terapeutica. Tale educazione, naturalmente, compete anche ai Medici di Medicina Generale e va rivolta a singoli pazienti o gruppi di pazienti omogenei per caratteristiche di malattia. Avverrà tutto ciò? In linea teorica è possibile, in pratica non sarà semplice se non ci saranno buona volontà e disponibilità da entrambi i versanti. Bisogna che anche le Associazioni dei pazienti diabetici diano il loro contributo: una critica che viene fatta alle Associazioni è di essersi molto spese con i Diabetologi e con i Servizi Antidiabetici Ospedalieri, ma molto poco sul versante dei Medici di Medicina Generale e l’auspicio di “Diabete Italia” è proprio quello che le Associazioni possano far sentire la loro voce anche nell’ambito dei contratti e delle competenze richieste ai Medici di Medicina Generale. Penso che le difficoltà non mancheranno di certo, ma pensiamo a quanta strada le Associazioni hanno già fatto compresa la nostra ADTS. Avremo modo di ritornare sull’argomento
- Dott.re Alberto Nicodano