Diabete ed età cerebrale: lo stile di vita conta!
Sul Jounal Club di SID è comparso questo ulteriore studio di Luca D’onofrio che valuta l’impatto del diabete di tipo 2 e anche del prediabete sul deterioramento cognitivo sino ad essere associato con un aumentato rischio di demenza.
E’ un vasto studio ,svolto su oltre 31000 soggetti di età compresa tra 41 e 70 anni. Sia il prediabete che il diabete avevano un impatto negativo sul deterioramento cognitivo,soprattutto in soggetti di sesso maschile,di età avanzata, con stili di vita non salutari,cioè pazienti che non avevano abbandonato l’abitudine al fumo,alla ingestione di alcoolici e che non svolgevano una abituale attività fisica. Pertanto, accanto al consueto invito a mantenere i valori glicemici sotto controllo, a controllare il quadro lipidico e la ipertensione arteriosa,vanno sempre ricordati questi tre punti (no fumo,no alcool, si movimento e attività fisica quotidiana).
Sul versante nuovi farmaci sembra emergere che questi - oltre ai benefici effetti sul sistema cardiovascolare e renale ormai ampiamente dimostrati - abbiano un effetto protettivo anche del decadimento cerebrale. Un ennesimo impulso quindi alla prescrizione di questi farmaci a tutti i diabetici di tipo 2 che ne possano trarre giovamento. Vi è senz’altro un sovraccarico economico per il SSN ma prevenire le complicanze,anche cerebrali,è certamente un risparmio sul lungo periodo. Occorrono quindi politiche sanitarie attente non al fatto che oggi si spenderà di più ma che nel futuro si spenderà molto di meno.D’altronde le previsioni sul numero di diabetici che il SSN dovrà curare nel futuro impongono scelte coraggiose e i cui frutti si vedranno non nell’immediato ma sul lungo termine.